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Saranno le piante a salvare il pianeta: parola di scienziata

Nicoletta Cozza / Il Gazzettino.

Guarda alle piante nella sua attività quotidiana di ricercatrice per trovare indizi su come l’intelligenza dei vegetali possa essere trasferita addirittura ai robot.

Ed è proprio di questa sfida suggestiva che Barbara Mazzolai parla nel suo libro “La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il Pianeta” (Longanesi), già alla terza edizione, entrato nella cinquina finalista del Premio Galileo e presentato nel secondo incontro online dedicato alla rassegna per la divulgazione scientifica. É stata l’autrice a spiegare che cosa l’abbia ispirata. «Era giunto il momento – ha osservato – di condividere la mia passione per una ricerca di frontiera, connubio tra biologia e robotica. L’obiettivo è creare delle macchine che siano al servizio dell’uomo, ma che ci aiutino in ambienti diversi da quelli industriali, più vicini a noi: quello che andiamo a osservare negli esseri viventi è la loro capacità di adattarsi ad habitat mutevoli. E le piante sono proprio l’emblema dell’adattamento: hanno colonizzato la terra prima di noi e riescono a sopravvivere in ambienti estremi».

«Proporre l’idea di fare dei robot che si rifanno alle piante – ha osservato – non è stato facile perché il primo agisce nel mondo e percepisce l’ambiente, mentre tali funzioni non sono attribuite alle seconde, percepite come organismi passivi. Il Plantoide, cioè il primo robot che si rifà a esse, prende spunto dalle radici per esplorare l’ambiente del suolo. La nostra idea, quindi, è stata di imitare la loro abilità di percezione del contesto, di evitare gli ostacoli, di crescere per muoversi nella terra. Ciò ci ha portato alla progettazione di un robot autonomo, da usare in agricoltura». Ed entrando nei dettagli ha proseguito: «Il uovo progetto “Growbot” “copia” le piante rampicanti, che sono diverse in quanto utilizzano gran parte dell’energia per crescere più velocemente e, non avendo un fusto, tendono a collassare per il peso. Per questo si attaccano ovunque e queste strategie naturali stanno diventando soluzioni per la robotica, per l’esplorazione di ambienti angusti».

Per quanto riguarda le applicazioni ha poi detto che il plantoide nasce per il monitoraggio del suolo e per l’agricoltura. «La robotica permette di conoscere meglio il suolo dove coltiviamo i nostri prodotti, dando informazioni sulla presenza di acqua, azoto o fosforo. Altro ambito è quello spaziale, sia per l’ancoraggio sul terreno, sia per un’esplorazione meno distruttiva e che risparmia energia. E potrebbe ispirare l’endoscopio del futuro, che cresce nel corpo, anziché essere spinto».

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