L’appuntamento probabilmente più atteso dell’intero programma di Galileo festival 2024 è la serata-evento con il maestro Nicola Piovani, prevista per giovedì 2 maggio alle 21 nel Teatro Verdi (via dei Livello, 32). Il titolo è all’insegna degli incroci culturali: “La musica dell’innovazione”. La serata sarà aperta da un intervento di saluto di Andrea Colasio, assessore alla Cultura del Comune di Padova.
Nicola Piovani, musicista, compositore, direttore d’orchestra, autore di grandissime colonne sonore (tra le quali ovviamente la musica di La Vita è Bella” di Roberto Benigni, premiata con l’Oscar nel 1999) sarà il protagonista di una conversazione con Alberto Bollis, vicedirettore esecutivo dei quotidiani del Gruppo NEM – Nord Est Multimedia.
alberto bollis
C’è un filo invisibile, ma estremamente robusto, che cuce assieme le trame della musica e della scienza. Note e numeri, arie e algoritmi, arrangiamenti e forme algebriche nascono in egual misura da studio, riflessione, ricerca, ispirazione, intuito. Il bernoccolo della matematica e l’orecchio assoluto sono capacità umane senz’altro peculiari eppur diffuse, con caratteristiche assimilabili e a volte sovrapponibili. Le melodie più raffinate trovano quell’equilibrio che, nell’altro campo, la tecnologia tenta di mettere a punto nella ricerca dell’algoritmo perfetto.
Questi e moltissimi altri parallelismi dimostrano come la musica stia saldando ogni debito con gli scienziati: per citarne una, proprio in virtù della sua complessità, la musica è diventata importante strumento utilizzato anche per la comprensione dei meccanismi di funzionamento del cervello.
Avere al cospetto un Maestro internazionalmente riconosciuto come Nicola Piovani e poterlo interpellare sul tema dei contatti, delle parentele, delle influenze tra innovazione tecnica e creazione musicale è fortuna rara: converrà sfruttarla al meglio. Carpirne i processi creativi e farglieli raccontare può aiutarci nella comprensione di alcune folgoranti trovate che hanno poi cambiato le rotte della fisica o dell’astronomia.
Piovani è il musicista capace di annotarsi in gioventù la sequenza di tre note emesse dalle campane del convento dietro casa e ripescare quell’appunto anni dopo per intessere il tema principale di un disco (all’epoca censurato) di Fabrizio di De Andrè, Storia di un impiegato . È il geniale compositore che comprende le richieste più profonde di registi e sceneggiatori, riversando sui loro film colonne sonore senza le quali quelle pellicole non avrebbero potuto avere lo stesso successo, suscitare le stesse emozioni, diventare capolavori. Da Fellini a Moretti, da Bellocchio a Benigni, dai fratelli Taiani a Tornatore, da Scaparro a Gassman, da Cerami a Magni: sono questi alcuni, e tanti altri ce ne sono ancora, i mostri sacri che lo incontrano, ci parlano, gli chiedono di contribuire a opere filmiche e teatrali che da una cinquantina d’anni a questa parte donano lustro finanche planetario agli interpreti italiani della settima arte, in virtuosa sinapsi con la seconda, la musica.
Partito dalla fisarmonica capitatagli tra le mani da bambino per tradizione familiare, passato allo studio approfondito del pianoforte e poi alla composizione, specializzatosi nella complessa e affascinante prerogativa del commento musicale, Piovani ha allacciato al suo geniale percorso una progressione lineare e parallela nel campo dell’innovazione artistica e tecnologica.
Tra le citazioni classiche del Maestro, tratte da pubblicazioni, interviste oppure ascoltate in eventi pubblici, emerge il richiamo atavico al cinema degli albori, quando l’accompagnamento sonoro, generato in presa diretta in sala da singoli pianisti o piccole orchestre, aveva soprattutto funzione di coprire il rumore proveniente dalla platea.
Da allora, nell’arco di poco più di un secolo, le colonne sonore hanno via via assunto sempre maggiore rilevanza nella resa finale della pellicola, tanto da non poter ormai quasi più concepire immagini che scorrono sul grande o piccolo schermo scisse da una colonna sonora. Le rare volte che accade, è proprio l’assenza della musica a essere notata e a diventare l’eccezione che sottolinea con forza – per volontà imposta – una scena: si pensi al silenzio carico di tensione che regna nella celebre sequenza della doccia in Psycho di Alfred Hitchcock, letteralmente dilaniato, più che dalle coltellate, dalla stridula raffica di colpi di violino ideati da uno storico precursore di Piovani, il compositore e direttore d’orchestra americano Bernard Herrmann.
Musica e silenzi: cosa c’è di più sorprendentemente umano? In una recente intervista televisiva, Piovani ha voluto spiazzare tutti, strizzando l’occhio alle capacità dell’intelligenza artificiale: «In futuro – ha detto – non ci sarà più bisogno né di Beethoven, né di noi compositori. Ci penserà l’AI». Ci permettiamo rispettosamente di dissentire dalla provocatoria previsione del Maestro. Ne riparleremo in pubblico.
Nel frattempo, una altrettanto provocatoria proposta: il titolo di dottore in Musicologia già esiste, andiamo oltre. Piuttosto si assegni a Piovani una laurea honoris causa in Scienza delle emozioni. —