di Nicolò Menniti-Ippolito / Il Mattino.
La sorpresa vera è forse che proprio nell’anno del Covid, il maggior premio italiano di divulgazione scientifica non abbia selezionato nessuno delle decine di libri usciti in questi mesi e dedicati in modo più o meno diretto alla pandemia.
Nella cinquina che la giuria tecnica della quindicesima edizione del Premio Galileo manda alla prova della giuria popolare di duecento studenti (che deciderà il 14 maggio il vincitore finale) non ci sono né il libro della virologa Ilaria Capua, né l’inchiesta di Riccardo Iacona, né il volume di uno dei membri più noti del Comitato Tecnico Scientifico, Gianni Rezza, e neppure quello di Maria Capobianchi, la ricercatrice dello Spallanzani che per prima ha isolato in Italia il virus. Tutti libri (ma sul tema ce ne erano anche altri in gara) votati e apprezzati dagli undici membri della giuria specialistica, ma alla fine nessuno ce l’ha fatta ad essere selezionato in una platea di titoli particolarmente numerosa quest’anno (150 i volumi in gara) e anche particolarmente agguerrita: almeno stando a Maria Chiara Carozza, la studiosa di robotica ed ex ministro della Ricerca Scientifica che presiedeva la giuria, composta anche da cinquw docenti di materie scientifiche di altrettante università italiane e da cinque giornalisti scientifici. Una votazione, quella della giuria tecnica, che quest’anno non ha potuto essere ospitata, come d’abitudine, all’auditorium del San Gaetano di Padova, sede storica del premio, ma è ugualmente avvenuta davanti al pubblico, sia pure collegato, come i giurati, via Facebook. E un’edizione particolare, in realtà, non solo per questo. Anche perché – come hanno ribadito tutti i giurati – c’è grande bisogno di creare una nuova alleanza tra scienza e cittadini.
Quest’anno la scelta dei finalisti è stata resa difficile dalla alta qualità e dalla varietà dei libri proposti. Non a caso nella prima votazione i libri selezionati sono stati addirittura più di quarantuno. Da lì per successive votazioni si è arrivati ai cinque finalisti: Antonio Casilli, con “Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?” (Feltrinelli), Pier Paolo Di Fiore con “Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo” (Il Saggiatore), Barbara Mazzolai con “La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta” (Longanesi), Alberto Piazza con “Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione” (Codice Edizioni), Chiara Valerio con “La matematica è politica” (Einaudi). Per la prima volta tra i finalisti non ci sono giornalisti scientifici, ma quattro ricercatori e una scrittrice: segno eloquente di come sempre più la divulgazione scientifica stia passando direttamente nelle mani degli scienziati che avvertono come un loro dovere professionale anche comunicare al grande pubblico l’esito della ricerca. Tra gli argomenti dei libri vince ancora una volta – è successo spesso negli ultimi anni, dopo un lungo dominio della fisica e della matematica – la medicina. Da un lato con un grande genetista come Alberto Piazza, che partendo dal ruolo del caso nell’insorgere di tumore, si interroga spaziando tra discipline umanistiche e scientifiche su “Genetica e destino”. Dall’altra con il libro di Pier Paolo Di Fiore, che racconta le ultime frontiere della lotta al cancro, ma anche i riflessi culturali della malattia. Torna nella cinquina, dopo la vittoria tre anni fa di Stefano Mancuso, anche il mondo delle piante con un libro, “La natura geniale”, scritto da Barbara Mazzolai, coordinatrice del progetto europeo che ha dato vita al primo robot pianta al mondo. Il presente e il futuro del mondo digitale sono raccontati da Alberto Casilli, sociologo che insegna a Parigi e che ha provato ad analizzare le conseguenze che fenomeni come lo smart working, le piattaforme di e-commerce, i big data avranno sulla qualità della nostra vita. Infine la matematica è curiosamente rappresentata da una letterata, la scrittrice Chiara Valerio (in realtà laureata in matematica anche se si occupa di letteratura nella vita) che ha firmato con “La matematica è politica” il saggio rivelazione, quanto a vendite, dell’anno. E per un premio scientifico letterario avere come finalista chi ha partecipato anche a premi come lo Strega e il Campiello è un buon segnale.