Una popolazione in vertiginoso aumento, che richiede sempre più cibo per essere sfamata, stili alimentari onerosi sul fronte delle risorse che abbiamo a disposizione, lo spreco alimentare da un lato e il sovraconsumo dall’altro. Con il cambiamento climatico che, come una bomba a orologeria, mette a rischio la nostra sicurezza idrica e alimentare, già traballante per le crescenti disparità a livello globale sul fronte dell’accesso al cibo e all’acqua. Nutrire e dissetare il pianeta in maniera sostenibile è una delle sfide più grandi per il nostro futuro sulla Terra: ne discuteranno, nell’evento di chiusura del festival Galileo – in programma domenica 5 maggio alle 12 nell’auditorium del Centro culturale Altinate – Jan Olof Lundqvist, senior advisor del Stockholm International Water Institute e autore de “La tempesta perfetta. Acqua, cibo e 8 miliardi di consumatori”(Post Editori), e Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Nel volume, pubblicato di recente, Lundqvist, esperto di sicurezza idrica e alimentare, parte dalle questioni dell’acqua e dei cambiamenti climatici per allargare lo sguardo alla loro interconnessione con la produzione di cibo, mettendo sul piatto della bilancia anche il mutamento delle abitudini alimentari globali: secondo le stime della Fao, circa 3 miliardi di persone nel mondo non possono permettersi una dieta sana e, al tempo stesso, fino al 50% delle risorse alimentari viene sprecato a causa di problemi tecnici, preferenze dei consumatori ed eccesso di cibo.
Professor Lundqvist, quali sono gli impatti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare e idrica globale? «Il riscaldamento globale causa rilevanti anomalie climatiche: una maggior frequenza di eventi estremi, ondate di calore, periodi senza precipitazioni e improvvise piogge torrenziali. Gli effetti li abbiamo visti in Africa, ma non solo: questa “nuova normalità” impatta anche sulla regione mediterranea, come abbiamo potuto vedere con la siccità, le ondate di calore, le alluvioni e le frane che hanno interessato il bacino del fiume Po negli ultimi due anni. L’imprevedibilità di questi eventi significa incertezza per gli agricoltori e le colture: l’incertezza idrica e l’aumento della domanda complessiva di acqua causata dall’incremento delle temperature porterà a maggiore concorrenza, costi crescenti e difficoltà nelle forniture e nella disponibilità d’acqua».
Che ruolo giocano le nostre abitudini nutrizionali in questa sfida?
«Le abitudini alimentari sono cambiate: la domanda di cibo è aumentata, anche grazie al maggior benessere di una popolazione sempre più numerosa, che predilige alimenti di origine animale. Sono aumentati lo spreco di cibo e la sovralimentazione: si tratta di cambiamenti storici senza precedenti».
Come possiamo bilanciare la necessità di nutrire una popolazione in crescita con il bisogno di ridurre le emissioni di gas serra nel settore alimentare??
«Dovrebbe esserci una combinazione di sforzi: è importante migliorare la produzione e la produttività agricola, ma anche ridurre le perdite e gli sprechi di cibo, così come gli eccessi alimentari. Oggi il sovrappeso e l’obesità colpiscono un numero di persone due o tre volte superiore rispetto alla denutrizione: le cattive abitudini alimentari e un elevato consumo di cibo spazzatura sono parte del problema».
Qual è il ruolo della politica e delle istituzioni nel promuovere una produzione alimentare più sostenibile?
«Finora la maggior parte della loro attenzione è stata rivolta all’aumento della produzione complessiva, anche perché sviluppare e attuare politiche che mirino alla diffusione di abitudini alimentari sane e giuste è molto più difficile. Ma per quanto far cambiare abitudini alle persone richieda tempo e non sia un compito che la maggior parte dei politici si vuole assumere, perché ritenuto lesivo della libertà personale, credo che avviare programmi di questo tipo nelle scuole possa avere un impatto positivo».
Quali azioni possono intraprendere gli individui per mitigare gli effetti del cambiamento climatico nel settore alimentare?
«La riduzione degli sprechi alimentari è uno sforzo logico e fa risparmiare denaro senza implicazioni negative sulla qualità di vita. E anche un aumento nel consumo di verdura, frutta e cereali potrebbe aiutare molto».